PUNTO DI INTERESSE 3 D | LAVANDA

PUNTO DI INTERESSE 3 D | LAVANDA

La lavanda nella tradizione etnobotanica

Il nome delle Lavande deriva dal latino, dal gerundio del verbo lavare, alludendo al fatto che queste piante fossero impiegate in attività legate al lavaggio e detersione.

La lavanda selvatica, conosciuta all'Elba col nome vernacolare di Isapo, è oggi sicuramente meno utilizzata dal punto di vista agrario rispetto alla specie L.officinalis che invece viene ampiamente coltivata per i suoi vari impieghi, soprattutto in profumeria e farmacia.

La letteratura (cfr le Schede del Percorso Etnobotanico di Capraia in www.islepark.it) ci parla comunque degli usi tradizionali anche per la Stecade (L. Stoechas), in impieghi officinali con l'utilizzo delle foglie e fiori essiccati in decotto per la loro azione digestiva e antispasmodica. Ancora le sommità fiorite sono utilizzate nella medicina popolare per l'azione antisettica legata all'olio essenziale, ricco di canfora e fenchione. In cosmesi il macerato delle gemme in olio d'oliva viene applicato sulla pelle come antiseborroico. I sacchettini in garza di cotone contenenti i fiori o altre parti della pianta sono utilizzati nell'acqua della vasca da bagno per profumarla e per avere un'azione disinfettante e tonica della pelle. Come non ricordare il classico uso domestico con i fiori essiccati e inseriti in sacchettini per profumare gli armadi e gli indumenti insieme alla sua funzione antitarma.

E' pianta ricca di nettare, frequentata dalle api per la produzione di un eccellente miele.

Oggi la L. Stoechas è sempre più usata in giardinaggio per la sua natura abbastanza rustica soprattutto nei climi miti e per la sua bella fioritura che anticipa quella della L.officinalis, già molto diffusa nella tradizione vivaistica: inoltre i suoi fiori di un colore tra il viola e il porpora aggiungono una diversa tonalità ai nostri spazi verdi dandoci la possibilità di avere un terrazzo o un giardino fiorito e colorato impiegando un'essenza locale senza dover ricorrere a piante più esotiche.

(Antonello Marchese)